"Uomini e genti Trentine durante le invasioni napoleoniche 1796 - 1810"
di prof. mons. Lorenzo Dalponte - Edizioni Bernardo Clesio Trento anno 1984
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2) ricordare i protagonisti dimenticati
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Nel corso dei secoli sono sempre stati tributati onori a coloro che, come Annibale, Napoleone, Radetzkye Churchill vengono presentati come i protagonisti che hanno fatto ed ancora stanno determinando il corso della storia. Ma fra i protagonisti non sono sempre ricordate le persone di secondo piano, che pure hanno avuto ruoli di rilievo. Non si può peraltro dimenticare che, in non poche circostanze e con fatti anche significativi, è stata data testimonianza storica e dignità a tanti che, «semplici», con il loro sacrificio hanno contribuito a rendere famosi i nomi dei «grandi».
Si aggiunga che oggigiorno, a differenza di ieri, vi sono mezzi di comunicazione che consentono di portare in ogni casa anche l'immagine o l'azione di un cittadino qualsiasi. Se, nei mesi scorsi, la televisione ha potuto presentare a tutto il mondo, accanto alla Figura del generale Angioni, anche i soldati che con lui erano impegnati in una storica missione di pace, non era possibile realizzare qualcosa di analogo in altri tempi.
Per quanto riguarda le vicende storiche del Trentino, nel periodo delle invasioni napoleoniche e franco-bavaresi, le genti trentine hanno lottato per scrollarsi di dosso un giogo oppressore. Il «protagonista ufficiale» delle principali lotte di tale periodo è stato i1 tirolese Andreas Hofer, divenuto il simbolo della rivolta contro i franco-bavaresi. Andrea[1]Hofer, dopo essere stato arrestato nella sua terra, fu fatto fucilare a Mantova il 20 febbraio 1810 da Napoleone, e per le popolazioni di quel Tirolo di cui faceva parte anche il Trentino divenne, appunto, il simbolo della rivolta contra lo straniero.
Accanto e con Andrea Hofer, oltre ai «tirolesi di lingua tedesca», lottarono anche i «tirolesi di lingua italiana», cioè i trentini. La partecipazione trentina alle lotte di cui fu animatore principale Andrea Hofer, fu assai rilevante. Tale fatto e peraltro sconosciuto alla gran parte della stessa opinione pubblica del Trentino.
Nel momento in cui, in occasione dei 175 anni dalla fucilazione di Andrea Hofer, il Governo provinciale del Nord Tirolo e la Giunta provinciale di Bolzano hanno promosso il «Gedenkjahr» (Anno del ricordo), nel Trentino e stato costituito un Comitato avente fra i suoi obiettivi quello di testimoniare storicamente la partecipazione trentina alle battaglie di cui l'Hofer fu animatore.
Altre lotte, poi, ad iniziare dal 1796, videro la nostra gente impegnata contro Napoleone, anche a difesa delle autonomie locali godute da secoli. Tanti trentini furono protagonisti delle lotte di quel periodo. Questo libro del prof. mons. Lorenzo Dalponte (che viene pubblicato ad iniziativa del Comitato da me presieduto) offre una testimonianza storica che vuole togliere dall'oblio fatti e nomi ignorati o dimenticati. Per tale lavoro, frutto di rigorose ricerche di uno studioso acuto ed equilibrato, esprimo all'autore viva riconoscenza e gratitudine.
Dalla lettura del libro, arricchito da una introduzione nella quale il prof. Luigi Menapace espone un quadro dettagliato del periodo storico che ci interessa, si potrà comprendere il sentimento che animava le genti trentine nelle lotte sopra ricordate.
E un atto di figli che non vogliono dimenticare la storia dei loro padri. Quando Dalponte afferma che sul piano umano «nessuna differenza c'e, se non nei ruoli, fra la fuci1azione di Andreas Hofer ed i quattro bersaglieri trentini, che per primi fatti prigionieri, contro il diritto delle genti, per ordine di Napoleone furono trucidati a Trento, a capo del ponte di San Lorenzo, il 12 settembre 1976», sottolinea eloquentemente che la sua ricerca e stata animata esclusivamente da un principio teso a riconoscere dignità all'uomo come tale: non vi è pertanto un solo protagonista, perche (anche per l'Autore) tutti sono protagonisti.
Qui non possiamo e non vogliamo peraltro dimenticare che, seppur fra alterne vicende, trentini e tirolesi hanno avuto una storia comune. Il nostro impegno nell' “Anno del ricordo», che trova nella ricerca storica contenuta in questo libro una delle espressioni pili significative e qualificanti, non ci vede certamente fermi al presente per compiacerci del passato, ma, animati dalla volontà di sostituire ciò che divide con ciò che unisce, vogliamo guardare al futuro, nella prosecuzione di un cammino comune: per i1 superamento dei confini e verso l'Europa dei popoli.
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Nello scrivere nomi propri in testi di lingua diversa da quella in cui i1 nome si riferisce, è buona regola rispettare la dizione originale. Qui scrivendo Andrea al posto di Andreas, non si vuol italianizzare artificiosamente un nome di battesimo; ma solo sottolineare che fra i trentini l'Hofer era conosciuto come Andrea, il che testimonia anche la popolarità del personaggio in terra trentina.