Bernardino Dal Ponte caporale - Il mondo degli Schuetzen

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"Uomini e genti Trentine durante le invasioni napoleoniche  1796 - 1810"
di prof. mons. Lorenzo Dalponte - Edizioni Bernardo Clesio Trento anno 1984

9) Bernardino Dal Ponte Caporale

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A questa punto incomincia la storia di Bernardino Dal Ponte.
Quando vengono fucilati i 4 bersaglieri, egli ha 24 anni ed è Caporale nella compagnia del Capitano Graff, composta di trentini e primierotti. La zona loro affidata da presidiare è il Primiero, verso la Bassa Valsugana, perché il Passo di Rolle doveva restare libero ad ogni costo per il passaggio delle compagnie.
Saputo dell'eccidio di Trento, il Dal Ponte chiede al suo Comandante di poter fare dei prigionieri francesi. Ricevutone il permesso, parte con 12 uomini e dopo una marcia di 15 ore raggiunge Novaledo, in Valsugana.
E la notte del 13 ottobre 1796. A presidio della zona c'è un picchetto francese di 26 soldati, accampato attorno ad un fuoco. Fa molto freddo ed anche le sentinelle sono lì , a riscaldarsi con gli altri.
Il Caporale Dal Ponte ordina ai  suoi uomini di sparare nel fuoco, cosicché carboni ardenti sprizzano sul volto  dei francesi. Quindi li assalgono con il fucile rovesciato, ne uccidono 8 e fanno 5 prigionieri, mentre gli altri si salvano con la fuga.
I prigionieri non ebbero a  soffrire il minimo maltrattamento.
Furono condotti a Primiero e poi  consegnati al Comando dell'esercito austriaco di Bolzano. “Volevamo soltanto  dimostrare loro, ripete il Dal Ponte, che noi sappiamo rispettare i diritti umani meglio dei nostri nemici che tanto ne parlano”.
Verso la fine di ottobre, il  Comandante von Graff iniziò una marcia attraverso la Valsugana liberando Borgo  dai Francesi e poi Levico. A Caldonazzo una truppa di 400 Francesi cercò di  sbarrare loro il passo; venne assalita da 50 bersaglieri, guidati dal Tenente  Stecher Josef con tale coraggio, da obbligarli a ritirarsi verso Vigolo Vattaro.  Anche in quest'azione, per ardimento e disprezzo del pericolo, si distinse tra  gli altri il Caporale Dal Ponte.
Il Capitano von Graff salì quindi  con le sue compagnie verso Lavarone e, sostenuto dalle popolazioni del luogo, da  quelle di Folgaria e di Val d'Astico, si spinse fino a Serrada con 300 bersaglieri, obbligò reparti dell' esercito francese, forti di ben 700 soldati,  a retrocedere e a scendere attraverso la Valle di Terragnolo verso Rovereto.
Al Tenente Stecher venne dato il  permesso di avanzare lungo i fianchi della Valle Lagarina, verso Acquaviva e  Calliano, dove il Generale Vaubois si era trincerato dopo aver abbandonato Trento.
Per due giorni, dal 6 al 7 novembre,  infuriò la battaglia a Calliano, che costò ai Francesi la perdita di oltre 3000  uomini.
Tutto il giorno 6 si combatte duramente sulle sponde del Rio Cavallo. Ripetutamen­te il Tenente Stecher tentò di occupare Castelbeseno,  difeso da un battaglione francese, ma senza risultato; alla fine, gli riuscì di  fornire di scale e di pertiche i suoi uomini, e con un coraggioso assalto da  dietro il castello, entrò nella cinta, obbligando i Francesi alla resa.
Nel tentativo di cacciare il  nemico anche dalle alture vicine, il coraggioso ufficiale fu ferito gravemente  da un colpo di moschetto. Il fatto disorientò la sua truppa, tanto che il ferito cadde prigioniero nelle mani dei Francesi.
Quando il caporale Dal Ponte fu informato di questo, con un pugno  d'uomini, sette per l' esattezza, si cacciò coraggiosamente nelle file nemiche e, aprendosi un varco, raggiunse il prigioniero, lo prese sulle spalle portandolo in un luogo libero e sicuro. Lo Stecher, non ostante Ie cure prodigategli, morì 4 settimane dopo e fu rimpianto  da molti. Al Sergente Dal Ponte, per questa azione coraggiosa, venne assegnata  la medaglia al valore militare.
Due giorni dopo, 1'8 novembre, anche Rovereto veniva sgomberata dai  Francesi che, in fretta ed in disordine, si ritirarono verso la Chiusa di  Verona, oltre il confine: il Gen. Vaubois, che all'inizio della battaglia dell'Avisio  aveva un esercito di 10.000 soldati, doveva riparare nei luoghi di partenza con  5.000 uomini malconci e sfiniti.
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