Gli Schützen nel Tirolo italiano, sintesi storica - Il mondo degli Schuetzen

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IL TIROLO ITALIANO
                       tratto da "Gli schützen tirolesi e trentini e la loro storia" di Franz-Heinz v. Hye, Bolzano 2002 - postilla del prof. mons. Lorenzo Dalponte - Edizione Athesia
1) Gli Schützen nel Tirolo italiano - sintesi storica

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Il 20 maggio 1468 il Principe Vescovo di Trento, Johannes Hinderbach, chiede al conte Sigismondo del Tirolo di poter disporre di alcuni « Schuezen» (Schützen) per la difesa della sua sede nel castello del Buon Consiglio. E’ la prima volta che in un documento appare la parola «Schützen» sostantivo derivato dal verbo «schützen», che in italiano va tradotto con «difendere» o «proteggere».
Il 10 agosto 1487 molte comunità trentine inviano combattenti in aiuto al Vescovo di Trento per fermare le truppe veneziane a Calliano.
Il 24 giugno 1511 tra l'imperatore d'Austria Massimiliano I d'Asburgo e i due principi vescovi di Trento e Bressanone viene sottoscritta una convenzione militare. Nel testo - il cosiddetto Landlibell 1511 - l'imperatore promette «per sé e per i suoi successori» che, in caso di guerra, la difesa del territorio trentino - tirolese sarebbe stata affidata ad una leva in massa dai cinque ai ventimila uomini,   secondo la gravità del pericolo, i quali però non sarebbero mai stati impegnati in azioni offensive fuori dal suoi confini.
Per i vari distretti l'autorità centrale del Principe Vescovo o del Governo di Innsbruck decideva sul numero delle compagnie da mobilitarsi. Queste dovevano avere un numero massimo di centoventi combattenti, che all'inizio dell'Evo Moderno le popolazioni trentine chiamavano «sizzeri o difensori della patria o bersaglieri tirolesi o Standschützen o bersaglieri immatricolati».
Le comunità dovevano provvedere agli elenchi dei combattenti. Essi erano per di più volontari, che avevano diritto alla fornitura del vitto, delle armi e di un compenso mensile.
Se il numero dei volontari non raggiungeva le aliquote richieste, si ricorreva alla «buscazione», un forma di sorteggio tra i giovani abili fino ai quarant'anni e poi anche tra i maritati. In un sacchetto si mettevano i nomi degli uomini, in un altro altrettanti fagioli bianchi e neri. Il numero dei fagioli neri corrispondeva a quello dei combattenti da sorteggiare. Alla presenza delle autorità comunali e di un console verbalizzante, due fanciulli levavano dal sacchetto un nome e un fagiolo: il nome che usciva contemporaneamente al fagiolo nero era quello dell'uomo che doveva far parte della compagnia.
Nel corso dei secoli in ogni comune. quando alla balestra si sostituì l'archibugio, un'arma da fuoco, fu individuato un luogo chiamato «bersaglio», ove nelle domeniche tra San Giorgio e San Martino, cioè tra aprile e novembre, gli iscritti si allenavano al tiro non meno di quattro volte sparando almeno sessanta colpi.
Ogni domenica, poi, nelle comunità che avevano una chiesa, si sparava un colpo alla lettura del Vangelo e al momento della Consacrazione. Immancabile, comunque, era la presenza delle compagnie nel corso delle feste religiose e civili, nelle processioni, nelle pubbliche Sfilate, nelle gare di tiro al bersaglio, frequentate perché venivano messi in palio premi e trofei.
La storia d'Europa è segnata da frequenti guerre che investirono anche il Tirolo. Sono guerre sporche, giocate con milizie che vivono di rappresaglie nelle terre occupate e scatenate dalle famiglie regnanti europee più per fare nuovi bottini che per ragioni di difesa nazionale. Le vittime sono sempre le stesse, uomini, donne e bambini inermi e innocenti. Basti ricordare la Guerra dei Trent'Anni, le cui devastazioni furono così estese da richiedere all'Europa due secoli per ripararle.
In difesa delle popolazioni si mobilitarono le compagnie degli Schützen, il cui contributo fu tempestivo e generoso e salvaguardò l'autonomia e la libertà di queste terre. Ebbero però ogni volta morti e feriti. Così:
1)  nel 1487 a Calliano nel respingere le truppe veneziane che minacciavano Trento;
2) durante la Guerra dei Trent'anni (1618-1648), quando ai confini del Tirolo bloccarono l'avanzata delle truppe svedesi, fino a quel momento vittoriose in tutta la Germania;
3) nella Guerra di Successione spagnola (1701-1714), allorché costrinsero il maresciallo francese Luigi Giuseppe di Vendóme a rinunciare all'attraversamento delle valli trentine per congiungersi in Val Venosta con l'alleato bavarese;
4) nelle mobilitazioni contro Napoleone e i Franco - Bavaresi (1796-1809), in seguito alle quali nel solo Tirolo italiano le varie compagnie formarono una massa di quindicimila combattenti, dal comando francese più temuti delle truppe imperiali;
5)      negli anni 1848, 1859 e 1866, al tempo delle Guerre d'Indipendenza, quando ben sedicimila Schützen si mossero in aiuto dell'esercito per la difesa del fronte meridionale dell'impero;
6)      nel 1915, allorché con la dichiarazione di guerra dell'Italia, l'Austria si trovò a doversi difendere su tre fronti, quello serbo, quello russo e quello italiano. L’lmperatore Francesco Giuseppe fece appello alle compagnie degli Standschützen, al loro iscritti, per lo più ragazzi dal quindici al diciassette anni e uomini dal cinquanta al settant'anni, quanto restava nelle valli dopo la leva in massa del 1914. Oltre seimilatrecento appartenenti a queste compagnie salirono sui nostri monti e per ben tre mesi tennero in scacco l'esercito italiano. Ne parliamo più a lungo in seguito.
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