"Uomini e genti Trentine durante le invasioni napoleoniche 1796 - 1810"
di prof. mons. Lorenzo Dalponte - Edizioni Bernardo Clesio Trento anno 1984
12) Cronistoria giudicariese 1798-1799
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“L’anno 1798 fu di qualche respiro per il Tirolo: si erano allontanate le truppe ... erasi diminuito il prezzo del grano e del vino ed erano cessate le malattie epidemiche”
Per animare la nazione si diede principio alla distribuzione delle medaglie per i difensori della patria, che fu effettuata in tutta la Provincia per mezzo di commissari militari.
Già nel settembre 1797 era stato appeso in ogni paese un manifesto, con il quale l'Imperatore Francesco II esprimeva “la sua vera gratitudine agli abitanti della principesca Contea del Tirolo per l'intrepido coraggio e la costanza instancabile con cui presero le armi contro il nemico” e
“per dare di tutto ciò a questa degna nazione dei pubblici contrassegni e rendere nel tempo stesso immortali le singolari sue imprese seguite in questo incontro, ordinava ciò che segue:
Primo. Ciascun Tirolese che contro il nemico ha effettivamente servito più lungo tempo o in compagnie organizzate, ovvero anche che si è esposto in marcia colla Massa, conseguirà una Medaglia d'argento, su cui su una parte vi sarà impresso il nostro busto e dall’altra l'inscrizione: Ai valorosi Difensori della Patria: colla licenza di portare pubblicamente questa Marca d' onore fino che vivono.
Secondo. Tutti quelli che non solo marciarono colla Massa, ma che contro il nemico effettivamente servirono più lungo tempo in
compagnie organizzate, conseguiranno oltre la Medaglia suddetta in danaro effettivo anche quella somma che importa la Steora, che d'ordinario, cioé in tre termini debbono pagare per le loro Realità Steorali. Quelli poi che soggetti non sono alla Steora o che non pagano di Steora annuale per l'importo d'un Ongaro, acquisteranno un Zecchino ...
Terzo. (Omissis, riguarda le modalità delle distribuzioni, N.d.A.).
Quarto. Tutti quei nostri valorosi e Fedeli Tirolesi che particolarmente si distinsero o con un'azione segnatamente valorosa, ovvero cooperando in un incontro avanti il nemico a vantaggio del servizio Sovrano, per buon esito di qualche impresa, per salvare un Uffiziale esposto al pericolo, un Camerata, un Bene erariale, o qualche Insegna Militare, saranno anche partecipi a misura dei loro meriti delle Medaglie d'oro”.
Nell'estate del 1798 vi furono in quasi tutti i distretti giornate di festa per le decorazioni assegnate ai meritevoli, e nel periodo da giugno a settembre, in una domenica a scelta, fu celebrato un Ufficio Divino a ricordo dei caduti. Gli ex combattenti erano felici, in primo luogo perché tutti erano stati esentati dalle tasse per la durata di tre anni, poi perché finalmente l'autorità presentava all'ammirazione delle popolazioni e dei commilitoni i meritevoli, ai quali veniva assegnata la medaglia o un riconoscimento scritto, firmato da uno dei grandi personaggi di Casa d'Austria, a cominciare dall'Imperatore.
Furono distribuite in tutto il Tirolo 4.000 medaglie al valore, di cui 137 d'oro a Capitani, 229 d'oro a Tenenti e 78 pure di oro ad aspiranti Ufficiali.
Sulle modaliti dell'assegnazione c'è una precisa narrazione del notaio Ongari: “II 13-14 luglio 1798 ho lavorato continuamente ad estendere, copiare, ed autenticare gli attestati fatti al Sig. Giuseppe Chesi Capitano de' Bersaglieri dai Sindici di Rendena, di Tione, del Bleggio, dal Sig. Vicario di Tione, e dal nostro Sig. Pievano Ferrari; e molti altri fatti da' Sig.ri Capitani Cavoli, e Chesi a diversi loro bersaglieri, che si sono più distinti contro i Francesi. II 16 Le Copie dei Medesimi furono spedite a Cles tutte in un plico, acciò siano trasmesse alla Commissione Provinciale sulla fiducia, che venghino premiati colla promessa Medaglia.
II martedi. 18 settembre tutti due i Sig.ri Capitani Cavoli e Chesi colle loro Compagnie, bandiera e tamburo, secondo l'avviso avuto previamente, si avviarono verso Tione, e la nella Piazza ricevettero la medaglia d'argento, e il Zecchino Imperiale ad uno per uno; ma gli Uffiziali Maggiori, cioé i Capitani, Tenenti, ed Alfieri, ebbero la sola Medaglia. Questa volta non lo conseguirono tutti perché il Piatto de' Zecchini era vuoto. Fu dato l'avviso, che Le restanti Medaglie verrebbero distribuite il 26 detto, e siccome questo era Mercoledì, e giorno di udienza, così ho avuto il piacere di vedere anch'io. La distribuzione fu fatta nella Piazza di Brevine presso la Casa Comunale e Le dispensò I'Ill.mo Sig. Barone de Baltheser Tenente Colonnello coll'intervento di molti Capitani, ed altri Signori, sotto un magnifico padiglione, ossia baldacchino a tal fine eretto, colla tavola e le scranne tutte tappezzate con coperte fiorate. In detto giorno 26 furono distribuite 1200 Medaglie, ma invece di zecchini furono dispensati tanti biglietti equivalenti un ongaro; cominciando sempre e chiedendo la distribuzione col suono del Tamburo”.
Oltre a questi riconoscimenti, assegnati in forma solenne in tutto il Trentino , l'Imperatore decreta oltre 600 pensioni per vedove e orfani di caduti.
Dei Distretti giudiziari trentini, la Val di Fiemme ricevette il massimo di onorificenze, 9 grandi medaglie e 43 piccole, Lavis 7 e rispettivamente 19, Rovereto 6 e 29, Sover 6 e 26; un encomio speciale ebbero i Comuni di Sover, Sevignano e Valfloriana.
Le popolazioni iniziarono nel frattempo a “leccarsi le piaghe”, come si diceva, a promuovere un lento lavoro di assestamento e di recupero dalle spaventose contribuzioni ch'erano state imposte negli anni '96 e '97 dalle armate francesi.
In un'istanza della Magnifica Comunità del Lomaso del 16 maggio 1798 si dichiara che “per le notorie, luttuose circostanze di guerra ha dovuto incontrare molte spese in guisa che calcolate previsionalmente quelle successe sino l'ultimo agosto 1797 importarono la somma di fiorini 14.775, non compresi li quartieri, la contribuzione che ha dovuto pagare al Militar Francese ed il di più dovuti alli carradori” e che pertanto “per ammortizzare tale debito e per dare qualche sovvenzione ai successivi carradori” si trova nella necessità di imporre “uno scomparto previsionale”, cioè il pagamento di 2 troni e mezzo per “ogni fuoco”, cioè per ogni famiglia. e di tre “steure annuali”, cioè di tre imposte annuali, sui beni soggetti alIa contribuzione “steurale”.
Non fu facile per le famiglie raggranellare il denaro richiesto. La tarda stagione portò nuovi disagi, tornò un inverno rigido, “con un freddo molto arido, da cui non si sapeva come difendersi ... I muri delle case erano tutti coperti di ghiaccio, ossia di colabroda dentro e fuori, e tutti bianchi come la neve o la brina”. Dovettero portare perfino gli ammalati nelle stalle per salvarli dal gran freddo, perché nelle case si gelava.
Nonostante l'inclemenza stagionale, le comunità attesero fiduciose ad una seria opera di risanamento, sostenute anche dalle promesse del Governo centrale di un successivo aiuto.
Nel frattempo la situazione nello scacchiere europeo era andata calmandosi, anche se qualche timore si rifece vivo quando il Direttorio di Parigi diede ordine all'esercito di occupare la Svizzera e di creare la Repubblica Elvetica. Non fu facile aver ragione dei montanari del Canton Uri e dei Grigioni, e la loro resistenza trovò appoggio anche nel Tirolo. Quì tuttavia non si verificò nulla di straordinario e subentrò per venti mesi un periodo abbastanza calmo. La guerra era molto lontana perché Napoleone l'aveva portata in Egitto, per colpire più duramente l'Inghilterra, implacabile rivale della Francia.
Non si viveva tuttavia nell'inerzia. II Conte Filippo Baroni Cavalcabò, Capo del Consiglio amministrativo, di concerto con il Comando d'armata del Tirolo, inviava il 20 dicembre un'ordinanza alle comunità del Distretto del Trentino, e precisamente ai 4 Vicariati, Riva, Val di Ledro, Storo e Giudicarie, Valle di Sole e di Non, di “organizzare in otto giorni 14 compagnie in modo che queste alla prima chiamata possano portarsi ai luoghi della loro destinazione. A tali compagnie dovranno essere meramente iscritti sudditi tirolesi ... Ogni superiorità e rappresentanza comunale dovrà avere speciale cura della gente di ogni compagnia, calcolato ognuna a 120 teste compresi gli Ufficiali superiori e subalterni ... e che sia provveduta delle necessarie armi”.
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Nel marzo del 1799 le avvisaglie della guerra ricomparvero nuovamente vicine. Truppe francesi mossero dalla Valtellina per Val Monastero e scesero in Val Venosta. I paesi di Glorenza, Malles e Sluderno furono occupati, saccheggiati e parte incendiati e la gente si trovò in una stagione ancor fredda senza abitazioni e senza viveri. La paura di nuove devastazioni percorse Le valli, attanagliò gli animi e l'allarme fu generale. In Giudicarie le truppe austriache, che avevano svernato nelle Pievi di Tione, Bleggio e Lomaso, Bono e Condino, si mossero verso i confini bresciani dopo aver sistemato picchetti di bersaglieri nelle Valli di Genova, di Borzago e di San Valentino ed in tutti i paesi della Val Rendena, fino a Pinzolo. Altre compagnie della Valle di Non raggiunsero il Tonale, agli ordini di un quartiere generale stabilitosi a Vermiglio.
Non ne fu nulla per il momento. Le sorti poco favorevoli della guerra all'esercito francese in Lombardia, sconfitto a Novi Ligure il 15 agosto dalle truppe russe, alleate di quelle austriache, obbligarono i Francesi a ritirarsi dalla Valle Venosta entro i confini della Repubblica Elvetica, verso il Canton Zurigo.
Il Tirolo, in complesso, godette d'un periodo di tranquillità, anche se il passaggio di truppe verso la pianura padana non mancò di creare disagi alle comunità che Le dovevano ospitare nelle giornate di sosta. AI riguardo, il Capitano Superiore, o Gran Capitano, a mezzo del Consiglio Amministrativo rivolse un pubblico ringraziamento alle valli ospitanti. Il cronista Maffei precisa ancora che nel settembre reparti d'artiglieria russa, con pesanti carriaggi, “presero la strada del Tirolo e per la Venosta passarono a raggiungere” l'armata in Germania, ma che “questo passaggio fu assai molesto, perché avvenuto in tempo, quando le frutta erano nelle campagne”.
Nel frattempo le comunità continuavano lo sforzo di risanamento finanziario per i debiti contratti fino all'agosto 1797. La riscossione delle quote imposte alle famiglie fu lenta e penosa, perché frattanto nuovi oneri vennero ad aggravare la magra economia delle comunità, specie quelli sostenuti per i servizi alla truppa di passaggio. Per questi ultimi solo un paio d'anni dopo, ed esattamente il 22/IX/1803, due deputati delle Sette Pievi, Ferrari di Pelugo e Mattei di Campo, poterono presentare al Governo del Tirolo il seguente consuntivo:
“Credito delle Pievi contro I'Eccelsa Provincia
Per Quartieri, e Carriaggi Militari per l'anno militare 1799.
La Pieve di Banale 6056.54 di Bono 9847.381/2
La Pieve del Bleggio 5716.46 di Condino 7277.33
La Pieve del Lomaso 6399.201/2 e Com.ti di Saone 128.391/2
La Pieve di Tione 13001
La Pieve di Rendena 2750.48 TOTALE 51178.391/2
Per precedenti prestazioni, la somma dell'intero credito delle Pievi verso la nazione tirolese venne arrotondata in fiorini 53.884, un'enorme somma per quei tempi.
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