introduzione - Il mondo degli Schuetzen

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"Uomini e genti Trentine durante le invasioni napoleoniche  1796 - 1810"
di prof. mons. Lorenzo Dalponte - Edizioni Bernardo Clesio Trento anno 1984
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3) introduzione

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La figura di Andrea Hofer e troppo importante perche la si possa abbandonare ad un semplice profilo. E ovvio che il Land Tirol, come il Südtirol, proclamino Hofer (eroe tirolese), perché nel Südtirol è nato e perche le maggiori gesta guerriere da lui dirette si svolsero soprattutto nel territorio di Innsbruck.. E’ storicamente, meno accettabile che, insieme ad Innsbruck, anche Vienna ritenga di appropriarsi “l’eroe”, perché nella fase negativa dell'impresa hoferiana, Vienna abbandono Andrea Hofer ad un destino che egli assolutamente non meritava. Vienna non mosse un dito per salvarlo dalla morte, quando Andrea Hofer fu portato nelle carceri di Mantova.
A chi spetta la gloria di un figlio così grande? Prima di tutto alla terra che gli ha dato i natali, per la cui indipendenza e libertà ha combattuto, ha sofferto ed e morto.
Non siamo così lontani dalle vicende di Andrea Hofer da non poter stabilire i termini della sua vicenda.
Certi scritti laudativi specialmente di storici tedeschi dimenticano che l'impresa di Andrea Hofer non è sorta quando nel suo paese dominavano i Francesi, ma quando vi dominavano i Bavaresi. I soprusi, le prepotenze e le angherie del governo bavarese, sono la ragione della ribellione organizzata da Andrea Hofer, che trovò appoggio e largo consenso nel Trentino, sottoposto al medesimo malgoverno da parte dei Bavaresi. Vediamo un po' da vicino il quadro della situazione.
Trattato di Presburgo: 26 dicembre 1805. Tre anni esatti giorno su giorno, dopo la firma della convenzione austro-francese che trasmetteva all'Austria la sovranità sui territori degli ex Principati Vescovili di Trento e di Bressanone, la Pace di Presburgo toglieva questi territori all'impero asburgico e li assegnava alla sovranità del Regno di Baviera. Era sovrano di Baviera quel Massimiliano che aveva il titolo di grande elettore e aveva combattuto negli eserciti francesi, acquistandosi l'appoggio che doveva portarlo all'ingrandimento del suo dominio e all'assunzione del titolo di Re di Baviera, Massimiliano 1.
Per i territori dei due ex principati, questo trasferimento al dominio bavarese rappresento una iattura: il governo si manifestò fiscale, irrispettoso di ogni tradizione e piratesco. I sequestri e gli incameramenti di beni da parte del governo bavarese nell'ambito del territorio dell'attuale Regione Trentino-Alto Adige comportano una cifra che supera il mezzo milione di fiorini.
Gli oneri fiscali vennero applicati senza riguardi a tutta la popolazione; ma, alle angherie fiscali s' aggiungeva una continua ingerenza su tutto quello che era il patrimonio delle Regole e gli statuti particolari dei Comuni e delle loro associazioni, delle tradizionali consuetudini e delle forme di vita. Tale atteggiamento costituì - come é facile intendere - ragione e materia di risentimento crescente.
Non e dunque esatto dire che il popolo sudtirolese e trentino si sollevasse per ribellione ai Francesi, a quello che si denominava, allora, nelle fervorose declamazioni del momento bellico (lo scomunicato imperatore), cioè Napoleone; infatti, in quel momento della sommossa e nei due anni che la precedono non dominavano nel Trentino e nell'Alto Adige i Francesi, ma i Bavaresi.
L'appoggio dato ad Andrea Hofer fu determinato, nelle sue valli come nel Trentino, dal comune risentimento contro I'insopportabile atteggiamento dei Bavaresi, i quali aggiungevano alle pressioni fiscali e ai sequestri, una politica irreligiosa e antireligiosa di una meschinità, brutalità e inframmettenza da far insorgere anche gli animi più alieni dall' uso della forza e dalla violenza. La battaglia di Andrea Hofer fu una sorta di Crociata. L' animo profondamente religioso di lui, e della popolazione che aveva intorno, si e ribellato contro il cieco astio antireligioso dei “novatori” bavaresi e del loro sovrano. La battaglia di Andrea Hofer e stata, veramente “Pro aris et focis”, cioè in difesa dell'altare e della famiglia, in difesa della propria libertà religiosa e politica.
Gli storici politicizzati hanno detto e scritto, fino alla sazietà, che Andrea Hofer capeggiava “una rivolta antifrancese”. Ingannevole sdoppiamento di responsabilità. I principi politici dei cattivi governanti bavaresi erano, si, gli stessi della illuministica irreligioneria francese; ma I'uomo che portava questi principi e che in base ad essi agiva nel territorio di Andrea Hofer, era il re di Baviera, era il governo bavarese. Napoleone e la Baviera erano, allora, alleati allo scopo di battere l'Austria.
Napoleone, divenuto nuovamente arbitro della situazione, dopo aver vinto a Wagram, e avere dettato il Trattato di Schönbrunn, si assunse l'odioso incarico di far arrestare Andrea Hofer e la Francia si assunse la responsabilità di averlo fatto fucilare sugli spalti della fortezza di Mantova. Ma Napoleone si assunse anche la responsabilità  di cacciare i Bavaresi dai territori che avevano tanto mal governato da provocare l'insurrezione.
Scoppiata simultaneamente la rivolta, nelle valli sudtirolesi come nel Trentino (marzo 1809 a Predazzo, poi in Val di Non, nelle Giudicarie, in Val Lagarina), Andrea Hofer e considerato il Capo indiscusso. Erano a fianco di Andrea Hofer, come comandanti locali Sieber, Mayr, il cappuccino Haspinger, nelle Giudicarie il capitano Bernardino Dalponte. Alla valle dell'Inn erano destinati soltanto, pochi uomini, diretti da Speckbacher e da Straub. Lo scopo immediato consisteva nel liberare dallo straniero bavarese le valli sudtirolesi e le valli trentine. La situazione si complica per I' insorgere delle ostilità austro-bavaresi, sicché da quel momento (aprile 1809) si alternarono, sul territorio da noi indicato, generali bavaresi, austriaci e francesi. Battaglie violente insanguinarono l'intera regione, di qua e di là dal Brennero; città e villaggi subirono danni gravissimi. Le forze militari della Baviera erano rappresentate, fin dal 1808, da una guarnigione di cinquemila uomini distribuiti ad Innsbruck, nella bassa valle dell'Inn, in Pusteria e in Val d'Isarco. Quando si arrivò alle battaglie del Bergisel, il 25 e il 29 maggio 1809, la popolazione trentina, con le Compagnie costruite al seguito di Andrea Hofer, respinse vari attacchi lungo la Valle dell'Adige, specialmente fra Trento, Rovereto e Ala. Negli scontri avvenuti in Alto Adige, tra Vipiteno e Bressanone (alla Sachsen Klemme) i contingenti bavaresi vennero annientati. Finalmente, il 13 agosto 1809 vi fu la terza battaglia del Bergisel, dove le unità di Andrea Hofer vinsero da sole, senza alcun aiuto di truppe austriache; le unità di Andrea Hofer constavano di circa 15.000 uomini, mentre le truppe avversarie erano superiori per numero e per armamento.
Si rifletta che, nel frattempo, dopo la sconfitta dell'esercito austriaco a Wagram, il 12 luglio era stata conclusa, fra l'Austria e la Francia, la Pace di Znaim, della quale Andrea Hofer e i suoi non tennero conto alcuno, tanto più che il precedente 29 maggio, l'imperatore aveva reso nota (con il cosiddetto “Biglietto di Volkers” che non avrebbe sottoscritto nessuna pace che significasse il distacco dei territori di qua e di la dal Brennero. Invece, la pace di Znaim era stata sottoscritta. Cosi fu che, dopo la decisiva vittoria del generale Peyri (13 ottobre 1809) e l'arrivo del gen. Vial, con pieni poteri su Trento, Napoleone toglieva il Trentino e buona parte dell'Alto Adige alla Baviera. La rivolta fiammeggiò ancora in qualche luogo, ma Hofer, tradito, si rese conto che il suo progetto stava ormai per tramontare.
Andrea subì un primo interrogatorio a Merano; quindi fu condotto a Bolzano e sottoposto al secondo interrogatorio. La moglie e il figlio furono messi in libertà. Il 1 febbraio Andrea Hofer fu scortato a Rovereto e di li fatto proseguire per Mantova, dove giunse il 5 febbraio. Rinchiuso in una casamatta della cittadella, ebbe luogo il giudizio sommario del tribunale militare che lo condannava alla fucilazione, eseguita sugli spalti di Porta Ceresa, il 20 febbraio 1810.
I mantovani si erano offerti di riscattare la vita di Andrea Hofer, versando una forte somma e avevano anche pensato a procurargli un giovane valente avvocato, il dott. Basevi, che fece del suo meglio per prepararne la difesa. Ma un ordine, partito da Milano (i soliti misteriosi interventi che accelerano o ritardano lo sviluppo di una situazione) imponeva la fucilazione entro le 24 ore e quindi la formalità del processo, tenuto il 19 febbraio, non poteva dare ascolto alle istanze della difesa. Il plotone di esecuzione era comandato da un ufficiale tedesco.
La storia di questo eroe si trova avvolta da momenti di incerta valutazione, come a dire annebbiamenti di natura politica, capaci di rendere difficile il compito dello storico: risultano, però, sempre la nobiltà del carattere e la purezza degli intenti nell’azione da lui svolta. I giudizi su di lui sono tutt'altro che univoci. S'e visto - anche recentissimamente, cioè nel mese di febbraio del corrente 1984 - il giudizio restrittivo espresso da un giornale bavarese, la “Süddeutsche Zeitung”; segno che la chiara posizione antibavarese di Andrea Hofer, in Baviera, non è dimenticata. A sentire il barone Joseph Hormayr (nato ad Innsbruck nel1782 e morto a Monaco di Baviera nel 1848) che era stato addetto alta cancelleria viennese, come archivista, durante il primo decennio dell'Ottocento e che fu uno degli ispiratori della rivolta contro la Baviera (d'accordo con l'arciduca Giovanni, ma in contrasto con I'imperatore : ecco le nebbie dell'atteggiamento au­striaco in tutta la vicenda), quale storico contemporaneo ci offre su Andrea Hofer un giudizio piuttosto restrittivo, dicendo, in particolare, che aveva un alto senso dei fondamentali diritti suoi e delta popolazione a conservare la dignità le tradizioni morali e religiose, i costumi e gli ordinamenti locali, ma aveva scarse cognizioni militari e quindi gli mancarono 'le capacità per portare a compimento imprese troppo grandi sullo scacchiere politico. Per questo fu vittima della situazione, nel momento molto intricato, quando fu fatto ingoiare al re di Baviera Massimiliano I, alleato di Napoleone, I'amaro boccone di togliere ai Bavaresi il territorio del Trentino e dell'Alto Adige che Napoleone stesso aveva dato al Regno di Baviera nel 1805.
Il Comitato Trentino per le onoranze ad Andrea Hofer, lieto di poter pubblicare l' opera del prof Lorenzo Dalponte, si trova nella felice circostanza di far conoscere - attraverso le pagine dello storico - tutta la gamma degli avvenimenti che colpirono il Trentino (e, nel caso specifico, il territorio delle Giudicarie) dopo l'ingresso delle truppe francesi nel Trentino, nel settembre 1796.
Senza l'attenta presentazione di questa intera cornice, non si possono comprendere i particolari della vicenda di Andrea Hofer, che è un episodio - un vistoso episodio - nelle calamitose situazioni subite dal Trentino a causa dell'invasione napoleonica, con tutti gli sviluppi e le tristi implicazioni.
Sono onorato, come storico, di poter collocare questa introduzione in testa all'opera altamente meritoria del prof Lorenzo Dalponte: ampia, severa, attentissima intorno alla partecipazione di noi Trentini alla battaglia di Andrea Hofer contro le sopraffazioni e l'irreligioneria bavarese.
Nel caso particolare, I'opera del prof Dalponte rappresenta l'apporto delle Giudicarie, vale a dire della parte del Trentino che si colloca geograficamente nell'estremo Sud-Ovest, a dimostrare come la popolazione del Trentino, da Fiemme al Lomaso e dalla Val di Non a Rovereto, abbia dato prova di capire le ragioni di un impegno serio e decisivo.
II capitano Dalponte - che risale “per li rami” nella famiglia alla quale appartiene il nostro egregio Autore – è figura di spicco e personaggio di tutta nobiltà. II nostro Autore ha voluto dare la storia completa del movimento hoferiano nelle Giudicarie e con questa sua ricerca ha inteso richiamare alla nostra attenzione
- con sentimenti di profonda pietas - i nomi di tutti coloro che, nella storica occasione, hanno sofferto e hanno dato la vita: e che poi sono stati dimenticati, quando avrebbero avuto diritto al ricordo, alla preghiera, alla memoria.
In questo senso, I' opera del prof Dalponte si colloca sui terreno esatto delle rivendicazioni storiche, perche è storicamente assurdo che per decenni e decenni i libri di lettura sottoposti ai nostri scolari e studenti rievocassero taluni avvenimenti, ma non facessero parola del moto popolare cui tutte le valli del Trentino parteciparono nell' anno 1809. Quel moto respingeva la cattiva amministrazione e la sistematica depredazione attuate dai Bavaresi, come respingeva le ideologie contrarie all' animo e alle tradizioni della nostra gente.
Sono onorato di far parte, fin dalla fondazione, gennaio 1984, del Comitato per le onoranze ad Andrea Hofer, presieduto dal dott. Magagnotti, e sono certo che la forma più bella e più valida per onorare la memoria di Andrea Hofer consista nel pubblicare Ie testimonianze lasciate dalle popolazioni del Trentino nel 1809. L'opera del prof Lorenzo Dalponte apre la serie di codesti Studi Hoferiani
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